I paesi del G7 hanno fatto un passo storico per riformare il sistema fiscale globale al fine di adattarlo all’era digitale
di Maria Laura Paxia
deputata della Repubblica italian
I paesi del G7 hanno fatto un passo storico per riformare il sistema fiscale globale al fine di adattarlo all’era digitale.
Infatti, i Ministri delle Finanze dei sette Paesi membri di questo gruppo intergovernativo informale, che riunisce le più importanti economie degli Stati avanzati (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti), nei giorni scorsi hanno siglato una intesa per fissare una aliquota globale minima del 15% per la tassazione delle grandi imprese, applicata Paese per Paese.
Dal testo diffuso dal G7, emerge che le imprese più grandi, quelle con un margine di profitto superiore al 10%, andrebbero a pagare le tasse in ciascuno dei Paesi in cui operano e non solo dove hanno la sede.
Adesso sarà fondamentale “declinare” questo accordo anche nell’ambito del G20, in modo da allargare questo accordo ad altri Stati con economie molto solide, come ad esempio Cina e Russia.
Aggiornare le norme fiscali internazionali con l’applicazione della corporate tax minima sulle aziende e sui colossi del digitale, è un primo segnale importante per arrivare a una concreta giustizia sociale, assicurando anche equità nella tutela e nei diritti dei lavoratori.
Inoltre, è significativo il fatto che i colossi Google, Facebook ed Amazon si siano già espressi favorevolmente a questa decisione adottata dal G7.
L’obiettivo è quello di dire basta ai paradisi fiscali: così facendo le aziende non saranno più in grado di eludere le tasse, registrando profitti in Paesi a bassa tassazione.
da Qds.it
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