Tutela del Made in Italy
Come sappiamo, l’Italia rappresenta un’eccellenza mondiale nei settori della moda, dei prodotti agroalimentari, dell’arredamento e della meccanica. I prodotti italiani sono l’espressione della nostra creatività, di antichi saperi, del territorio, del gusto per il bello.
Per tutelare le eccellenze italiane dalla concorrenza internazionale, sin dagli anni ’80 si è cominciato a parlare di Made in Italy, un marchio che è espressione di un grande paese, da sempre riconosciuto in tutto il mondo come sinonimo di lusso, creatività ed eccellenza.
Purtroppo la fama del Made in Italy, ossia di prodotti totalmente o anche solo parzialmente realizzati in Italia, ha attirato le invidie e l’interesse di aziende straniere che hanno cominciato a produrre copie scadenti dei nostri prodotti, ma etichettandoli come se fossero prodotti italiani e con tante bandierine tricolore!
Nel settore dell’agroalimentare, casi emblamatici di questo crescente “malcostume” commerciale sono prodotti come il Parmesan, la Zottarella, gli Spagheroni, i Makkaroni, la Pasta Shuta, il Prisecco … tutti prodotti il cui “suono” evoca la lingua italiana e che, per questa ragione, vengono ricondotti alla categoria dell’Italian Sounding. Prodotti che “suonano” italiano… ma che non lo sono!!!
Al di la di nomi che fanno davvero sorridere, l’Italian Sounding non soltanto diffonde presso i negozi, i ristoranti e i consumatori stranieri la cultura, il gusto e la scarsa qualità… di prodotti NON italiani, ma sottrae rilevanti fette di mercato al Made in Italy e, secondo Coldiretti, ben 60 miliardi di euro di guadagni alle nostre aziende, all’indotto e ai lavoratori.
Purtroppo contrastare la diffusione del falso Made in Italy e dell’Italian Sounding, è davvero difficile e lo è per varie ragioni… i mercati internazionali sono sterminati, sono tante le tipologie di prodotti, servono norme internazionali… e il più delle volte, è necessario che sia il privato ad attivarsi… o in alternativa, i tanti consorzi di tutela.
Gli strumenti di contrasto sono le Convenzioni internazionali, la cooperazione di polizia, delle Dogane, l’Europol, azioni legali a tutela della proprietà industriale e intellettuale e, in ambito nazionale, norme specifiche come ad esempio l’art. 517 quater c.p. (Codice Penale) che prevede il reato di ‘contraffazione’ di indicazione geografica o di denominazione di origine dei prodotti agroalimentari. (eliminabile se vuoi)
Tuttavia oggi, anche il Made in Italy deve confrontarsi con Internet.
Se da un lato, infatti, la Rete rappresenta una delle principali opportunità per la promozione di prodotti italiani sui mercati globali, dall’altro la contraffazione online e la pirateria digitale crescono ad un ritmo vertiginoso e interessano ogni categoria di prodotti, alimenti, farmaci, pezzi di ricambio, giocattoli, elettronica, ecc…
E’ importante sapere che la contraffazione cagiona danni non solo alle aziende ma anche ai navigatori. Danni di natura… non solo economica… ma anche alla reputazione dei marchi, furti di identità, rischi per la salute e per la sicurezza degli utenti.
Tuttavia nonostante la gravità del problema, la contraffazione online è ancora un fenomeno poco conosciuto e, se da un lato è contrastato da Autority e dalle Forze dell’Ordine, dall’altro è poco affrontato dalle aziende…. un po’ perché non lo conoscono, un po’ perchè temono che azioni di contrasto alla contraffazione, possano compromettere la reputazione dei prodotti e far perdere loro fatturato.
Ma il contributo delle aziende sarebbe davvero importante… anche perché è molto difficile distinguere i prodotti contraffatti… che sono beni spesso identici agli originali ormai venduti a prezzi solo leggermente più bassi da quelli ufficiali… così da risultare allettanti e da non destare sospetti.
Tutelare il Made in Italy in tutte le sue forme DEVE dunque diventare una nostra priorità… una priorità necessaria per proteggere non solo l’economia italiana, ma anche l’immagine, la storia e la cultura del nostro paese.
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